Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/264

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Insomma sono cosi importanti al ben pubblico queste cautele, € cosi grandi i pregiudizi che da’ disordini delle monete risultano, che i romani, chea molte prove ne avevano sperimentati i danni, non solo fabbricarono un tempio alla dea Moneta, nume che finsero tutelare del pubblico commercio, ma gradirono talmente la riforma che fece Mario Gratidiano (uno de’ triumviri delle monete, il quale institui l’officina de’ saggiatori e propose molte leggi salutifere a questa materia, particolarmente con lo stabilire il valore a’ vittoriati, moneta romana allora molto in uso), che il popolo, non contento di avergli dirizzato statue per quasi tutte le vie, gli accendeva davanti le torce di cera e gli ardeva incenso come ad un dio: onde ebbe a dir Cicerone: «Neviinem unquam multitudini propler id umim fiiisse cariorem»; onde non è maraviglia se tante monete si trovano iscritte col nome di

«SACRA MONETA AUGG.» (’).

Ma a che cercare dagli antichi fatti e costumi gli argomenti a persuader l’importanza e la stima che delle monete deve farsi, e quanta pubblica attenzione siasi sempre avuta ad impedire e correggere i disordini di quella? Mentre in tutta quest’opera ne traspariranno cosi evidenti le ragioni, che non potrá non restarne persuaso chiunque vorrá durare la fatica di leggerla.

(i) BoDiNO, De republica, vi, 3; Plinio, xxxiii, 9.