Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/355

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corso le monete di Francia, che per le guerre antecedenti, particolarmente civili, erano ridotte in tanta confusione, che non v’era (dice Francesco Gerrault ne’ suoi Paradossi delle monete) che il nome e l’immagine delle monete senza sostanza né valore. Cosi per le guerre civili sotto Enrico secondo e i re seguenti furono di nuovo in quel regno talmente disordinate, che bisognò negli Stati generali di Blois disputarne lungamente piú che di altro negozio che ivi si trattasse. Succedono però i disordini maggiori sempre in que’ paesi ove la guerra è attualmente guerreggiata che dove è comandata, perché pare che il romore de’ tamburri e delle trombe e molto piú quello delle cannonate assordisca tutti gli altri magistrati, fuorché quelli che alla guerra stessa pressiedono; onde chi sovraintende alle zecche non può agire con quella libertá, né esser udito dal principe con quella attenzione che si dovrebbe. Anzi, se mai riesce facile a’ partitanti di persuadere a’ principi il dannoso ricordo di batter monete con utile dell’erario, egli è nel tempo di guerra; perché i principi, astretti dalle gravissime spese, s’attaccano ad ogni parte, ove di accumular soldi veggono qualche speranza. I romani, astretti dalle guerre de’ cartaginesi, batterono prima gli assi di due once, che prima erano d’una libbra; poi, da Fabio Massimo ridotti a un’oncia, furono anche a mezz’oncia da Papirio ristretti, il che non fu altro che alzare il loro valore sin 24 volte piú di prima: ma lo poterono fare, perché non avevano commercio, se non poco, con altre nazioni; il che oggi non succede. Ma per lo contrario, a’ di nostri, in tempo di guerra i falsari con piú animo battono ben essi monete false, perché minor difficoltá provano a spacciarle, trovandosi sempre negli eserciti, fra tanti uomini d’onore, qualcuno ancora di poca conscienza, che non solo s’accorda con li falsari a parte del guadagno per tener mano a questo indegno traffico e con l’autoritá militare spalleggiarlo, ma di quelli che esercitano eglino stessi la professione e, militando all’interesse, denigrano l’onorato titolo di soldato.

Anco i tosatori arruolano in tempo di guerra le loro forbici, e tosano fin sull’osso le monete; e, se chi le deve ricevere mette