Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/378

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farne comparire quantitá, col valutar le monete d’argento, cosi proprie che d’altri Stati, che hanno ne’ suoi qualcosetta di piú del solito in proporzione dell’oro, ovvero (che sarebbe lo stesso, e con piú utile del paese) abbassando qualche cosa quelle d’oro del prezzo consueto, sicché la proporzione d’un all’altro tornasse, per esempio, di quattordici e mezzo ad uno. Imperciocché tutti li mercanti delle altre piazze d’Italia, ogn’occasione che avessero di mandar contante effettivo a Venezia, proccurarebbero di mandar argento e non oro; ed eccone per maggior chiarezza un esempio. Se valessero in Venezia le doppie di Spagna solo lire 29.4 e le genovine lire 12, la proporzione di questi metalli raffinati tornarebbe a 14 e mezzo d’argento per una d’oro; e il simile fa Milano prossimamente, eccetto che del guadagno ch’ei fa ne’ filippi (ne’ quali pagherá bene un giorno l’usura) vi sarebbe differenza uno ogni 59, che non è 2 per 100: onde non potrebbono né milanesi né genovesi mandar a posta genovine a Venezia per tirar oro e far quel guadagno di due scarsi per cento, perché tutto l’aggio si consumerebbe in condotta, provvisioni ed altre spese. Ma nondimeno, occorrendo loro mandar danaro per prezzo di mercanzie venete, o volendo alcuno venire di que’ paesi o d’altri a Venezia per suoi interessi, manderebbe piú tosto argento che oro. Perché 1000 genovine, che in Genova vagliono a lire sette e soldi dodici l’una, cioè lire 7600, nelle quali entrano doppie 404 ’/4 minuzia piú, in Venezia vagliono lire 12.000; le quali, convertite in doppie, a lire 29.4 l’una, danno doppie 411 o poco meno. Sicché vi guadagnarebbe la valuta di quasi 7 doppie, e correrebbe alla volta di Venezia, come da sé, piú argento che oro; e tanto fu fatto con la «parte» dei 8 luglio 1665. Sebbene, per mio credere, con troppo svario, perché la proporzione, a che le valutarono, fu di 14 e ^/^ per uno a fatica, e concorse benisi quantitá d’argento, e per qualche anni hanno corso le monete senza nuovo sconcerto; ma finalmente è maturato con evidenti pregiudizi il frutto dell’eccessiva sproporzione, che, congiunta con altre cause, ha sbalzato cosi fuori di sesto, come ancor sono, tutte le monete. Imperciocché da 14 ’/4 a 14 e 3/^