Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/49

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con quelli che vorranno cambiare; ma ben si conoscerá e chiaramente si saprá che tanto di puro e di fino sará in real proporzione cosi nelle monete che si vorranno cambiare come in quelle che nel cambio si riceveranno, cioè da argento ad argento, da oro ad argento e da oro a oro, come di ciò apertamente nel capitolo xxix tratterassi.

CAPITOLO XXVI

Che in qualunque cittadi e paesi si potrá conteggiare d’oro e d’argento coniato, secondo il loro parlare.

Avengaché in diversi paesi le monete d’oro siano diversamente nominate, come «ducati», «corone», «zechini», «scudi», «rainessi», «bisilachi» o simili, e parimente le monete d’argento, come «reali», «quarti», «mozenighi», «bianchi», «pavoli», «giuli», «baiochi», «marchetti», «quattrini» o simili, il che non vuol significar altro che i diversi pesi d’oro puro e d’argento fino che veramente nelle monete esser dovrebbono; nondimeno ciò poco importa. Imperoché tali nominazioni potranno restar ferme alle monete, purché i loro valori siano ridotti a moneta imperiale, cosi di quelle che di nuovo si faranno, come di quelle che saran tassate; cioè le lire a ragion di soldi 20 l’una, i soldi a ragion di denari 12, ed i denari a ragion di due bagattini. E tutto ciò si dovrá osservare, accioché nel fare i conti dei pagamenti essi si trovino sempre giusti e confronti, e che non vi nascano differenze per le diversitá delli nominati valori che si sogliono alle monete dare, quali valori sono differenti dagl’imperiali.