Pagina:Economisti del Cinque e Seicento, Laterza, 1913.djvu/69

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E perché nel presente capitolo ho detto, si come nel capitolo V ed in altri luoghi del Discorso, che la vera proporzione, qual si trova esser tra l’argento e l’oro, è ch’una parte d’oro a peso vaglia per dodici d’argento giuste e ferme, e che l’oro debb’esser apprezzato in ragion di lire 72 l’oncia, e similmente l’oncia dell’argento in ragion di lire sei imperiali, al peso però della detta libra di Bologna, volendo far le leghe di proporzionata corrispondenza, nelle quali non abbiano ad intervenire rotti alcuni per far monete di varie sorti, che restino poi per sempre nelli loro reali dati valori ; e perché mi par anco non esser fuor di proposito far conoscere non solo alli giudiciosi e diligenti contisti e ad altri elevati d’intelletto e di spirito, da’ quali so che di subito sará posseduto questo mio ragionamento, ma anco ad ogni altro ch’avrá diletto d’intendere minutamente le cose sopra questo fatto descritte: mi è paruto di fare questo picciolo trattato, accioché da tutti sia intesa e conosciuta la veritá proposta. E, quanto a voler mostrare ch’una parte d’oro a peso vaglia per dodici d/argento, dico che non accade ch’io faccia altra prova, stando la dottissima e profondissima diflfinizione del divin Platone giá allegata, alla quale credo essere necessario acquetarsi. Ma, in quanto al voler far conoscere che tra essi preciosi metalli si potrá fare la real concordanza e proporzionata corrispondenza cosi delli pesi come delli valori giá detti, e cosi delli non coniati come delli giá ridotti in monete e di quelli che si dovran coniare, principiando sin da un quarto di grano d’oro e da grani tre d’argento, e procedendo in infinito sempre con retta e giusta proporzione ad uno per dodici e dodici per uno, com’è detto, ho descritto le seguenti dichiarazioni con alcuni essempi, per le quali ciascun potrá chiaramente intendere e molto ben possedere quello che forse par cosa diffícile d’apprendere. E cosi, incominciando, dico:

Una oncia di pur’oro è, over fa denari 24, e questi denari 24 fanno grani 576; e, partendo ciascun grano in quattro parti, il tutto di essi grani ascenderá alla somma di 2304 quarti di grani; e, valendo la detta oncia d’oro lire 72 imperiali, il