Pagina:Elementi di economia pubblica.djvu/32

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250 elementi di economia pubblica.

ste da varie sorgenti sono prodotte. i. Dalla mancanza di sussistenza e di travaglio, sia assoluta, sia relativa, cioè quando popolazioni intiere fossero costrette a sostituire ad un travaglio più facile uno più penoso e difficile immediatamente. È inutile di parlarne: tutta la scienza ne deve fornire i rimedj. ii. Dalla grandezza eccessiva o dalla odiosità con cui sono levati i tributi; e di ciò sarà parlato nel trattato delle finanze. iii. Dalle leve troppo grandi e troppo indiscrete de’ soldati. È necessità indispensabile per la nazione d’essere armata; egli è un sacro dovere di tutti i cittadini di vegliare alla conservazione del sovrano, delle leggi, della forma stabilita di governo: ma vi deve essere una proporzione tra il numero de’ soldati e la popolazione. Egli è difficile il fissarne la vera con precisione; basti per ora il sapere che i politici fissano come ragionevole quella di 1 sopra 100, onde in una popolazione di 1,200,000 uomini, per esempio, lo stato militare dovrebbe essere di 18,000. La vita militare è sterile necessariamente; la durezza della vita, la modicità della paga, la mobilità della dimora rendono lo stato di famiglia quasi incompatibile con quello stato. Sembra che gli oziosi e i vagabondi dovrebbero essere i primi soggetti alla leva militare, avanti che all’artigiano dalla sua officina, all’agricoltore dall’aratro, e ad ambidue dal seno delle famiglie desolate fosse permesso di sottrarsi ne’ momenti d’ubbriachezza e di momentanea seduzione. Ma tutto ciò che potrebbe dirsi intorno alla materia di reclutar soldati senza violenza, spesse volte necessaria in un genere di vita dove i più gran rischi alle più grandi fatiche son riuniti, mi devierebbe troppo dal mio soggetto.

42. Sesta causa finalmente di spopolazione è l’accrescimento della città a spese della campagna e delle arti di quella. Il soverchio ammucchiamento degli uomini rende più cari i mezzi di sussistenza; mezzi di sussistenza più cari significano che una maggior quantità di travaglio rappresenta un minor numero d’alimenti di quello che dovrebbe rappresentare. Allora si abbandonano le arti utili e produttive, e gli uomini corrono nelle città dove le arti dell’ozio e dell’intemperanza somministrano facili e grandiose ricompen-