Pagina:Elogio della pazzia.djvu/114

Da Wikisource.

della pazzia 101

come suol dirsi di gran galoppo. Ora non è senza comparazione maggiore il bene che io faccio ai mortali? Gl’inebbrio io pure, e ad essi tolgo egualmente la ragione; ma la mia ebbrezza è ben diversa da quella di Bacco; essa riempie l’anima di gioia, di tripudio, di delizie, dura per tutto il tempo della vita, senza costare nè danaro, nè pentimenti.

Gli uomini mi devono ancora professare una particolar obbligazione, perchè non permetto che vi sia alcuno fra loro, il quale più o meno non senta gli effetti della mia beneficenza. Tutte le altre Divinità non compartono egualmente ai mortali i loro favori. Non cresce dappertutto quel vino generoso e grato, che scaccia le cure moleste, e riempie l’animo anche il più malinconico d’allegria, di coraggio e di speranze. Venere accorda di rado il dono della bellezza; Mercurio concede a pochi la eloquenza, ed Ercole è scarso dispensatore delle ric-