Pagina:Elogio della pazzia.djvu/129

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maggior parte, cioè di tutti gli stolti, e di tutti gl’ignoranti. Ora chi mi negherà, che quest’uomo non sia veramente beato? Voi mi risponderete, che così operando bisogna però rinunciare affatto alla speranza d’essere approvato dai veri dotti. Capperi, che gran sagrificio! Rare volte addiviene che questi fini e savi critici leggano il mio autore, ma quando anche tutti lo dovessero leggere potrebbesi egualmente disprezzare il loro suffragio per secondare gli stolti ed ignoranti, i voti de’ quali sono il voto di quasi tutto il genere umano; e dubitereste voi di questa verità?

L’intendono ancora meglio i plagiarj, i quali con somma felicità si appropriano le opere altrui, e godono una gloria, che quegli, ai quali l’hanno rubata, si sono procacciata con una immensa fatica. Non è già che ignorino questi impudenti che un giorno o l’altro deve scoprirsi il lor ladroneccio, ma sperano almeno approfittarne per qualche tempo. È un gusto matto il vedere come si pavoneggiano costoro quando si fanno loro degli encomj; quando passando per le contrade vengono mostrati a dito, e si sentono dire: Osservatelo, vedetelo là quell’uomo veramente ammirabile; quando vedono i loro libri ben legati e ben tenuti nella bottega di qualche libraio. I loro nomi si leggono in capo ad ogni pagina, e ve ne sono almeno tre, tutti forestieri, e rassomiglianti ai magici caratteri. Questi nomi, per Giove immortale, non hanno alcun significato, e non sono in sostanza che veri nomi! Riguardando d’altra parte la vastità della terra, si può dire che pochissimi siano quelli che intendano que’ nomi, e più pochi ancora quelli che li lodino; non essendo men diverso il gusto tra gl’ignoranti che tra i sapienti. Suole anche spesso accadere che questi nomi siano inventati e presi in prestito dagli antichi. Chi gode, per esem-