Pagina:Emanuel Licha Nothing Less Nothing More.pdf/11

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scheletri abbandonati di edifici sventrati, con i muri ripetutamente squarciati dai colpi delle granate e sfarinati da piogge di proiettili.

Qui, nella Bosnia Erzegovina, la guerra aveva lasciato poche porte da varcare, poche finestre da cui affacciarsi; divelte le porte, divelte le finestre, dei muri esterni delle abitazioni non restavano, in molti casi, che tragici frammenti; dall’esterno lo sguardo poteva penetrare tra pareti un tempo interne, ormai improtette ed esposte agli sguardi e agli agenti esterni. Corpo devastato e sconfitto, qui, nei Balcani la casa è diventata teatro e oggetto delle peggiori violenze. Se ancora oggi nelle città molto spesso gli appartamenti recuperati all’interno degli edifici si alternano a quelli da recuperare, e tutti sono accomunati dai muri esterni ancora crivellati di colpi, in molte aree di campagna che furono sconvolte e razziate non una casa resta in piedi.





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San se retourner, 2003-04. Ricoprimento delle case distrutte dalla guerra con l’affissione di tappezzeria sulle facciate. Gli abitanti sono stati cacciati e la loro intimità violata. La tappezzeria fissata all’esterno sottolinea l’effetto di rivoltamento.

Sans se retourner, 2003-04. Recouvrement par du papier peint de façades de maisons détruites en temps de guerre. Les habitants ont été chasseés, leur intimité mise à nu. Le papier peint tapissé à l’extérieur souligne l’effet de retournement.

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