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22 Eminescu

io amo la caccia, la danza,
altri fugga la vita del mondo!

Non voglio la chioma recidere
che al tallone mi giunge,
15nè perder gli occhi a leggere il salterio
tra livido fumo d’incensi.»

— «Conosco il tuo bene meglio di te,
abbandona ogni pensiero del mondo,
domani all’alba partiremo insieme
20per il monastero antico e santo.»

Ascolta ella. Piange. Quasi
quasi fuggirebbe alla ventura
cacciata da tristi pensieri
e da un disio ineffabile.

25E, piangendo, imbriglia il cavallo,
il suo cavallo bianco qual neve,
gli carezza la bella criniera,
e piangendo gli pone la sella.

Su d’esso si slancia e parte,
30capelli al vento, mento sul petto:
nulla vede innanzi a lei,
nè si volta indietro a guardare.

Per sentieri che si perdono a valle
va per il bosco senza una meta
35ancora quando all’annottare
rossi raggi sfuggono all’orizzonte.

Nel bosco l’ombra qua e là
risplende di luci...,
ella passa tra stormire di frondi
40e murmuri di pecchie.

Nel più fitto del bosco ella è giunta
presso l’alto tiglio antico,
dove la fontana incantata
dolce suona all’orecchio,