Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/122

Da Wikisource.
44 Eminescu


Vedo il candido tuo spirto come passa per l’aria,
guardo poi il tuo frale rimasto bianco e freddo,
steso nel feretro colla sua veste lunga,
20guardo il tuo sorriso rimasto vivo ancora,

e domando al mio spirito ferito dal dubbio:
Perchè sei morta, angelo dal candido viso?
Non fosti tu giovane? non fosti tu bella?
O sei morta per spegnere una radiosa stella?

25Ma forse che ivi ci sono castelli
con archi d’oro, fabbricati di stelle,
con fiumi di fuoco, con ponti d’argento,
con rive di mirra, con fiori che cantano!

Tu passa per essi, o santa regina,
30con lunghe chiome di raggi, con occhi di luce,
nell’azzurra tua veste costellata d’oro
con la pallida fronte coronata d’alloro.

Oh, che la morte è un caos, un mare di stelle,
mentre la vita è una palude di sogni ribelli;
35oh, che la morte è un secolo fiorito di soli,
mentre la vita è una fola arida e banale! —

Ma forse.... o cervello mio vuoto in preda all’uragano,
I pensieri miei cattivi soffocano i buoni....
Quando i soli si spengono e cadono le stelle,
40son tentato di credere che tutto è il nulla.

Può darsi che la volta superna si franga,
e il nulla ne cada colla sua notte vasta,
ch’io veda il cielo nero stacciare i mondi
qual preda passeggierà della morte eterna.

45Ed allora, se così fosse.... allora in eterno
il tuo caldo respiro non tornerà a spirare,
allora la voce tua dolce è morta in eterno,
allora quest’angelo qui non era che argilla!

Eppure, o argilla bella e morta,
50alla tua bara appoggio la mia arpa infranta,