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Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/163

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Poesie 85


Tu potresti, è ver, rispondermi esser bene che nel mondo
il mio nome alfin sia noto qual di buon verseggiatore,

15ch’io attiri su me stesso l' attenzion dei letterati
ch’io dedichi i miei versi.... per esempio alle signore,

e il disgusto che ho nell' anima lo nasconda saggiamente.
Caro mio, questa strada è ormai troppo battuta:

noi abbiam nel nostro secolo certa razza di poeti
20che de’ suoi canti si serve per beccar quattro stipendii

dedicando i proprii versi a ministri, e a signore
che li lodin nei caffè, e li esaltin nei salotti.

Ben sapendo che i sentieri della vita sono stretti,
essi cercano farsi largo coll’aiuto delle gonne,

25adulando quelle dame, di cui speran che i mariti
possan essere ministri e far loro far carriera.

Perchè, dici, non vorresti scriver versi per la gloria?
Forse è gloria, ti rispondo, di parlare in un deserto?

Oggi, quando ogni mortale de’ suoi vizii è vile schiavo,
30che è gloria se non capriccio di un migliaio d’imbecilli,

che s’inchinano ad un idolo e un nano chiaman grande,
ch’è una bolla di sapone in un secol scimunito?

Accorderei forse la lira a cantar d’amore? Una catena
che, da buoni amici, due o tre amanti trascinano in comune?

35Che? canterei in flebil tono d’essermi aggiunto volontariamente
a quel coro che, nell’operetta, è condotto da Menelao?

Oggi la donna, come il mondo, è troppo spesso una scuola,
a cui impari solo dolore, avvilimento e falsità;

a codeste accademie di scienza della dea Venere
40il pubblico si cambia troppo spesso, ed i più giovani cacciano i meno.

Tu vedi bene che ora ammettono anche studenti imberbi,
al punto che tutta la scuola è divenuta una rovina.