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Pagina:Eminescu - Poesie, 1927.djvu/17

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Introduzione xiii


mento non rumeno che a me par proprio di vedere in certe poesie di Eminescu.1

Ma lasciamo andar queste considerazioni e parliamo piuttosto di Eminescu fanciullo.

Non era un fanciullo come tutti gli altri. Spesso fuggiva di casa senza una ragione al mondo e per una settimana non si avevan più notizie di lui. Lo riportavano a casa i contadini, dicendo d’averlo trovato



    abilità nel raccontare, che giorno e notte non ti saresti stancato dall’ascoltarlo». Cfr. Corneliu Botez, Viața poetului Mihail Eminescu in Omagiu lui Eminescu. București, 1909, pp. 33-35 e G. Bogdan-Duica, Eminescu, Eliade, Gutzkow in Convorbiri Literare, 1904.

  1. Non vorrei esser frainteso. Eminescu è un poeta rumeno non solo, ma rappresentativamente rumeno. La poesia popolare rumena, le fantastiche leggende, le antiche cronache rumene (di cui egli era assiduo lettore) trasfondon ne’ suoi versi una così profonda intelligenza della tradizione rumena, una così, direi, stanca delicatezza di toni, una così dolce e poetica malinconia; che trovan solo il loro riscontro nelle note appassionate e tristi della «doina» e nei colori discreti, armoniosi dei ricami e dei tappeti, che si ammirano nelle case dei contadini rumeni, e sono l’espressione più pura della razza. L’elemento non rumeno di cui parlo è assolutamente eccezionale ed accessorio: tedesco qua e là in seguito alle sue letture di poeti appartenenti a questa letteratura, slavo per via di ricordi di canti e di leggende uditi nella sua fanciullezza. Ad ogni modo rappresentano quanto c’è di men bello e di meno spontaneo nella poesia di Eminescu, e l’averli notati non implica punto da parte nostra un giudizio di poca rumenità della poesia del nostro autore. Chi dicesse p. es. che nella poesia del Foscolo c’è un elemento greco (antico e moderno) e in quella del Fogazzaro e del Graf un elemento nordico, non penserebbe neppur da lontano, ciò dicendo, a negar la profonda italianità della poesia e del Foscolo e del Fogazzaro e del Graf; ma solo a mettere in rilievo un possibile influsso di quelle letterature sull’opera di questi poeti. In questo senso dunque van prese le mie parole, chè, se dovessimo fondarci sull’origine e sul cognome, io pel primo, col mio sonoro nome e cognome spagnuolo, dovrei considerarmi conterraneo del Cid e di Cervantes, il che non mi dispiacerebbe punto; ma... non è!