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100 Eminescu


75e gli astri che freddi brillano tra la ramaglia oscura,
la terra, il cielo, il lago, tutti ci son amici....

Ben potresti il timone abbandonare e i remi,
perchè a lor piacere ci portin l'onde rapide,

poi che dovunque rapirci con loro vorranno,
80dovunque felici saremo, nella vita e nella morte!»

· · · · · · · · · · ·

Fantasia, fantasia! Quando m’hai in tuo potere,
com’è facile viaggiare per mari, laghi, foreste!

Ma.... infelice! dove hai visto tali plaghe sconosciute?
quando avvenner queste cose? Forse al mille e quattrocento?

85Ahimè che a tuo piacere più non puoi abbandonarti al sogno,
perderti negli occhi dell’amata, carezzar la tua fanciulla,

cingerle il collo col braccio, le labbra premer sulle labbra
e il petto al petto, nè domandarle: «M’ami tu? davvero?»

Niente! Hai teso appena le braccia che all’uscio s’ode picchiare
90e una processione di parenti ti sfila importuna davanti,

sì ch’hai appena il tempo di riscuoterti e chinar gli occhi a terra....
o che in questo mondo non ci sia un angolo per star soli?

Vedili ora come mummie rigidi sulle sedie,
mentre colle dita nervose tu scherzi con una frangia

95o arrotoli una sigaretta o conti i peli dei baffi
e in problemi di culinaria cerchi mostrarti esperto.

Sono stufo d’una tal vita.... Non la coppa ch’ella, m’offre,
ma questa grigia miseria, questa prosa mi è amara....

A che con tante lagrime santificare un istinto
100vano, che, due volte all’anno, accoppia anche gli uccelli?

Non voi vivete, ma l’altro che v’ispira, — è lui che vive,
lui che ride sul vostro labbro, lui che s’estasia, lui che susurra,

poi che la nostra vita non è che l'onda che scorre
ed è sempre lo stesso fiume! Il fiume! Ecco il Demiurgo!