Pagina:Emma Perodi - Roma italiana, 1870-1895.djvu/116

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Il 1874.



La morte del colonnello de la Have e i soliti attriti fra Stato e Chiesa — L’Istituto Margherita per i ciechi — Il caro dei viveri e il comizio allo Sferisterio — Il partito di Destra indebolito — Il rigetto della legge sulla istruzione obbligatoria e le dimissioni del ministro Scialoja — Lavori del Colosseo — Le proteste e i pellegrinaggi per la profanazione del Colosseo — XXV anniversario del Regno di Vittorio Emanuele — Gl’indirizzi al Re e le dimostrazioni — Cortesie del signor de Noailles, ministro francese a Roma, verso il Governo italiano — Ancora l’«Orènoque» — La missione conciliatrice di don Bosco — Le cucine economiche — I lavori della Camera — Il sindaco pericolante — Bilancio compilato all’impazzata — Le dimissioni del Sindaco — Sella al Campidoglio — La morte di monsignor de Merode — Scappavia vaticanesco per evitare agli acquirenti dei beni ecclesiastici la scomunica — Scuole nuove e nuovi istituti — Lo scioglimento della Camera e il lavorio per le elezioni — Il Governo è battuto a Roma in quattro collegi — Giuseppe Luciani alla Camera — L’elezione di lui è annullata — La dotazione a Garibaldi — Minghetti cavaliere dell’Annunziata — L’«Orenoque» parte da Civitavecchia — La cospirazione Carlista a Roma — I nuovi quartieri della città.


L’anno nuovo incominciò con i soliti ricevimenti e con i soliti spiacevoli incidenti. Era morto il colonnello Ernesto de la Haye, addetto militare della repubblica francese presso il Re d’Italia. Il Comandante la divisione di Roma informò il signor de Grouchy, cui era affidata la Legazione di Francia, che il Governo intendeva rendere al defunto ufficiale gli onori militari, e che il Principe Reale avrebbe preso parte al funerale. I preti di S. Luigi dei Francesi, chiesa nella quale il cadavere doveva essere associato, fanno sapere per mezzo del signor de Courcelles, che non permettono il funerale. Il Ministero degli affari esteri, che aveva ricevuto dal comando della divisione la comunicazione del rifiuto, credè opportuno d’interrogare direttamente il signor de Grouchy, il quale rispose che non era vero, ma che i funerali sarebbero stati celebrati a San Marcello. La Curia fu meno intransigente dei preti di San Luigi dei Francesi, ed accordò il permesso. Ed a San Marcello si videro accanto il Principe Reale, il signor Fournier, che era sempre a Roma, benchè non avesse più carica ufficiale, e il signor de Courcelles, ambasciatore presso il Vaticano. Ma l’incidente fece rumore, perchè si capì sempre più che l’ambasciatore aveva più potere che il ministro, o chi ne faceva le veci, e che i superiori di San Luigi de Francesi accampavano una specie di diritto di extra-territorialità, che è concesso soltanto alla residenza degli inviati di nazioni straniere.

Forse quest’incidente non avrebbe tanto appassionato gli animi, se non si fosse saputo che il signor Fournier aveva dovuto ritirarsi per la guerra che gli era fatta dal Vaticano, dopo che non avea permesso che i marinari dell’«Orènoque» andassero dal Papa senza andare prima dal Re, e che signor de Courcelles, in quei giorni appunto, avevali fatti venire vestiti senza divisa a Roma, per presentare a Pio IX gli omaggi del capodanno.