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ricarsi di buon’ora, e la Regina non doveva affaticarsi, ma i balli continuavano fino alle 7 e alle 8 della mattina.

Anche gli ambasciatori presso il Papa ricevevano, perchè il lutto, con l’assunzione di Leone XIII era terminato. Difatti ballarono all’ambasciata d’Austria al palazzo di Venezia, dal marchese Cardenas, ambasciatore di Spagna, all’ambasciata di Portogallo dal conte Thomar, dal marchese di Laurenzana, rappresentante delle tre repubbliche dell’Equatore, e dal conte d’Araguaya, ministro del Brasile. La principessa Bandini pure riapri le sue sale con molta gioia delle sue belle figliuole, e di tutte signorine del patriziato nero, che da molto tempo erano condannate ad annoiarsi in ossequio alla politica.

Ma la più bella festa di quell’anno fu quella che dette il barone di Keudell al palazzo Caffarelli per solennizzare il 50° anniversario della fondazione dell’Istituto Archeologico tedesco, che ricorreva il 21 aprile. L’imperatore Gugliemo I in quella occasione aveva decorato Rodolfo Lanciani per i suoi lavori archeologici, e il comm. Giov. Battista de Rossi per aver rintracciato e pubblicato per cura dell’Istituto sette piante di Roma anteriori al 1500, la più importante delle quali era stata rinvenuta a Mantova. Al prof. Helbig, direttore dell’Istituto, fu pure offerto dal ministero della pubblica istruzione una copia integra in dodici grandi tavole cromo-litografiche della pianta del Bufalini.

Due pranzi avevano preceduto la festa al palazzo Caffarelli: uno dato dal Sindaco in Campidoglio al quale avevano assistito tutti gli ambasciatori e ministri esteri, i ministri italiani e una quantità di scienziati; un altro all’albergo del Quirinale dato dal prof. Helbig a tutti gli archeologi italiani e stranieri. La contessa Ersilia Lovatelli era la sola dama che vi assistesse in qualità di dotta cultrice della scienza dell’antichità.

Ma torniamo alla festa all’ambasciata. Essa incominciò alle 11, dopo l’arrivo dei Sovrani, con un prologo in versi del marchese Anselmo Guerrieri-Gonzaga, che terminava con l’accennare i sentimenti che uniscono «alla nuova Roma il nuovo Impero». Lo recitò Adelaide Ristori, marchesa del Grillo, che prodigava in quel tempo con tanta larghezza i tesori del suo genio nelle feste eleganti e nelle opere di beneficenza.

Nella grande sala del palazzo era stato costruito una specie di podio coperto da un velario elegantissimo. Su quello si svolsero i quadri viventi, raffiguranti scene celebri dell’antichità. Il primo riproduceva la disputa fra Agamennone ed Achille e vi presero parte la contessa Kisseleff-Ruspoli, la signorina Dickson, che rappresentava la bella Briseide, i signori Plowden, Sester e Tizkos. Il soggetto del secondo quadro era: Pericle ed Aspasia nello studio di Fidia. I diversi personaggi furono rappresentati dalla signora Derenthal, dalla marchesa di Santasilia, dalla signorina Howe, dai marchesi Guerrieri-Gonzaga e Giuccioli e dal signor Schmidt. Alessandro Magno ed Efesione davanti alle donne di Dario, era l’argomento del terzo quadro, composto dalla marchesa Chigi, dalla bella contessa Matilde Papadopoli, dalla principessa di Teano, che fu ammiratissima nel costume di una delle mogli di Dario.

Il quarto aveva per soggetto: Ovidio che legge la sue Metamorfosi alla Corte d’Augusto, e anche in questo figurarono la principessa di Teano, la marchesa Santasilia e la contessa Kisseleff. I quadri avevano un carattere classico, i costumi erano stati disegnati su quelli dei monumenti antichi, e specialmente sui vasi, cosicchè piacquero immensamente, tanto più che sotto quelle artistiche vesti risaltava meglio la bellezza delle dame. A Roma si parlò lungamente di quella festa dell’arte e della bellezza.

Prima di terminare questa rapida rassegna della vita elegante di Roma, voglio accennare alle