Pagina:Eneide (Caro).djvu/247

Da Wikisource.
206 l’eneide. [295-319]

295Fiaccârsi i remi, si scoscese il rostro;
E d’un lato pendente e scossa tutta
Tremò la nave, e scompigliossi, e stette.
I remiganti attoniti, con gridi,
Con ferrate aste, con tridenti e pali
300Stavan pingendo e puntellando il legno,
E ripescando i remi. Intanto allegro,
E del successo coraggioso e baldo
Memmo ratto s’avanza, e vince il sasso;
E via vogando ed invocando i venti
305Fende a la china ed a l’aperto il mare.
     Qual d’una grotta, ov’aggia i dolci figli
E ’l caro nido, spaventata in prima
Da subito schiamazzo esce rombando
Ed arrostando una colomba a l’aura,
310Che poi giunta ne’ campi a l’aer queto
Quetamente per via dritta e sicura
Sèn va con l’ali immobili e veloci;
Così la Pistri pria travolta e vaga
Venía da sezzo; indi affilata e stretta
315Passò prima Sergesto che nel sasso,
Come da vischio rattenuto augello
E spennacchiato, i suoi spezzati remi
Dibattendo, chiedea soccorso invano;
Poscia spingendo, la Chimera aggiunse


[205-223]