Pagina:Eneide (Caro).djvu/268

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[820-844] libro v. 227

820Diè lor col suon de la sua sferza il cenno.
Corsero a tre per tre, pari e disgiunti
L’una schiera da l’altra, e rivolgendo
Tornâr di dardi e di saette armati.
Indi a cacciarsi, a rincontrarsi, a porsi
825In varie assise, ad uno ad uno, a molti,
A tutti insieme, a far volte, rivolte,
E giri e mischie in più modi si diero;
Or fuggendo, or seguendo; or come infesti,
Or come amici. In quante guise a zuffa
830Si viene in campo; in quante si discorre
Per le molte intricate e cieche strade
Del labirinto che si dice in Creta
Esser construtto; in tante s’aggiraro,
Si confusero insieme, e si spartiro
835De’ Teucri i figli: e tali anco i delfini
Per l’Iönio scherzando o per l’Egeo
Fan giravolte e scorribande e tresche.
Questi tornïamenti e queste giostre
Rinovò poscia Ascanio, allor ch’eresse
840Alba la lunga; appresongli i Latini;
Gli mantenner gli Albani; e d’Alba a Roma
Fur trasportati, e vi son oggi; e come
E l’uso e Roma e i giuochi derivati
Son da’ Troiani, hanno or di Troia il nome.


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