Pagina:Eneide (Caro).djvu/269

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228 l’eneide. [845-869]

845Questi eran fino a qui del santo vecchio
Celebrati al sepolcro onori e ludi,
Allor che la fortuna ai Teucri infida
Un nuovo storpio agl’infelici ordío:
Chè mentre erano in ciò parte occupati,
850E tutti intesi, la saturnia Giuno
Da l’antico odio spinta, e de’ lor danni
Non ancor sazia, Iri coi venti in prima
Venir si fece; e poichè instrutta l’ebbe
Di ciò ch’er’uopo, a la troiana armata
855Le commise ch’andasse. Ella veloce
Infra mille suoi lucidi colori
Occulta ed invisibile calossi.
Vide sul lito una gran gente accolta
Da l’un de’ lati; il porto abbandonato
860Da l’altro, e vòti e senza guardia i legni.
Vide poi che da gli uomini in disparte
Stavan le donne d’Ilio, il morto Anchise
Piangendo anch’esse; e ne’ lor pianti il mare
Mirando, Oh, dicean tutte, ancor di tanto,
865E con tanti perigli e tanti affanni
Ne resta a navigarlo, e siam già vinte
Da la stanchezza! in ciò desio mostrando
Di ricetto e di posa, e téma e tedio
Di rimbarcarsi. Ella, che a nuocer luogo


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