Pagina:Eneide (Caro).djvu/66

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[583-607] libro i. 25

Questo sì degno e memorabil fatto.
     Giunsero in questi luoghi, ov’or vedrai
585Sorger la gran cittade e l’alta ròcca
De la nuova Cartago, che dal fatto
Birsa nomossi, per l’astuta merce
Che, per fondarla, fer di tanto sito
Quanto cerchiar di bue potesse un tergo.
     590Ma voi chi siete? onde venite? e dove
Drizzate il corso vostro? A tai richieste
Pensando Enea, dal più profondo petto
Trasse la voce sospirosa, e disse:
O Dea, se da principio i nostri affanni
595Io contar ti volessi, e tu con agio
Udisse una da me sì lunga istoria,
Non finirei che fine avrebbe il giorno.
Noi siam Troiani (se di Troia antica
Il nome ti pervenne unqua agli orecchi),
600E la tempesta che per tanti mari
Già cotant’anni ne travolve e gira,
N’ha qui, come tu vedi, alfin gittati.
Io sono Enea, quel pio che da’ nemici
Scampati ho meco i miei patrii Penati,
605Fino a le stelle omai noto per fama.
Italia vo cercando, che per patria
Giove m’assegna, autor del sangue mio.


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