Pagina:Enriques - Problemi della scienza, 1906.djvu/124

Da Wikisource.
112 capitolo iii



§ 17. Condizioni di possibilità dei concetti: principii logici.

Ciò che abbiam detto intorno alla interpretazione dei rapporti logici dei concetti e alla supposizione di oggetti del pensiero mediante questi, vale sotto certe condizioni di possibilità dei concetti, implicitamente ammesse nelle considerazioni precedenti.

Importa di chiarire, sotto tale riguardo, il significato della supposizione psicologica. Ed a tal fine cominciamo dal richiamare l’osservazione che gli oggetti presi come elementi del processo logico, sono degli invarianti rispetto al movimento del pensiero, ed in ispecie rispetto alle operazioni associative e dissociative.

Le condizioni d’invarianza vengono espresse dai principii logici, relativi alle tre intuizioni fondamentali di prima e poi (ordine temporale), identico, distinto, che si ritrovano in fondo ad ogni pensiero.

Si hanno, come è noto, i tre principii seguenti:

1) il principio d’identità,
2) il principio di contraddizione,
3) il principio del terzo escluso.

Il primo principio dice che l’oggetto può essere riconosciuto come qualcosa d’identico, attraverso rappresentazioni successive. Il secondo principio esclude che due oggetti, distinti in una data rappresentazione, sieno pensati come identici in una successiva. E finalmente il terzo principio afferma che fra due oggetti, contemporaneamente pensati, ha luogo sempre il giudizio d’identità o di distinzione.

Nel loro insieme i principii conferiscono agli oggetti del pensiero una realtà psicologica, indipendente dal tempo, e sono quindi il presupposto di una Logica simbolica, la quale miri a rappresentare, come insieme di rapporti attuali, il processo genetico delle operazioni logiche.

Perciò manca la possibilità di rappresentare simbolicamente codesti principii, i quali non esprimono proposizioni fondamentali, di cui il ragionatore tenga conto aggiungendole ai postulati delle singole teorie, ma, come si è detto, i requisiti degli oggetti elaborati nel processo logico. La scrittura a = a non designa in alcun modo il principio d’identità, bensì un giudizio tautologico insignificante!


Le condizioni d’invarianza, espresse dai principii logici, vengono volontariamente fissate per ogni oggetto, che sia pensato come tale; «pensare un oggetto» significa appunto determinarlo e distinguerlo come riconoscibile, cioè inibire il corso delle associazioni inconscie, che tenderebbero a modificare la rappresentazione.

Il fatto che gli oggetti una volta identificati dal pensiero, si mantengono