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la meccanica 207


In una serie visiva continua, p. es., nella serie d’impressioni che corrisponde al tracciamento di una linea descritta da un punto mobile, si può stabilire una misura delle durate associando gli intervalli di tempo agli archi descritti dal punto mobile, i quali si misurano secondo le loro lunghezze.

I criterii anzidetti, riferentisi ad una o ad un’altra serie fenomenica presa come scala temporale, porgono una misura del tempo puramente relativa; le misurazioni fornite da serie acustiche o visive diverse, non sono comparabili fra loro. La misura istituita riferendosi convenzionalmente ad una serie particolare, serve soltanto a stabilire un più preciso modo di previsione del prima e del poi entro la serie scelta come scala di riferimento.

Mediante una misura convenzionale del tempo possiamo far corrispondere i successivi istanti ai valori di una variabile t esprimente l’intervallo di tempo trascorso a partire da una certa origine.

Se al posto di t si prende una funzione crescente arbitraria


τ = f (t),


si ha un’altra misura convenzionale del tempo, la quale può avere un qualche significato concreto per riguardo ad un’altra scala temporale opportuna.


Di fronte a questo concetto della misura del tempo, puramente relativo alle diverse serie di fenomeni successivi, sta la veduta, che Newton ha accolto sotto l’influenza della filosofia medioevale, di un tempo assoluto indipendente dai fenomeni, nel quale è dato un criterio di confronto vero o matematico delle durate.

Questa veduta è giustamente combattuta dal Mach1, con ragioni storiche, psicologiche e linguistiche.

A noi basta riscontrare in essa il medesimo modo d’intendere trascendentalmente il processo dell’astrazione, che già abbiamo più volte criticato.

Se dunque il tempo assoluto si deve riconoscere privo di senso, dovrà anche concludersi che la misura del tempo è puramente relativa?

A questa conclusione sembra fermarsi la maggior parte dei critici geometri; così ad es. P. Wolkmann2, e, per quanto vediamo, se pure meno

  1. «Die Mechanik in ihrer Entwickelung» 4.te Auflage, Leipzig, Brockhaus, 1901, (pag. 232-237).
  2. «Einführung in des Studium der theoretischen Physik». Leipzig, Teubner, 1900 Cfr. anche l’articolo di Poincarè, su «La mesure du temps» che leggiamo nel volume testè comparso «La valeur de la Science». Potrà sembrare strano che certe considerazioni sviluppate in questo libro per giustificare la conclusione nominalistica, si assomiglino a taluni degli argomenti che noi abbiamo adoperato collo scopo opposto. Ma il motivo fondamentale della differenza sta nella veduta trascendente del filosofo francese (cfr. cap. IV), a cui si contrappone lo spirito della nostra critica.