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232 capitolo v

nare certi assi e piani invariabili, cioè assi e piani che formano angoli costanti con quelli determinati analogamente per un altro corpo mobile.

Importa di riconoscere più precisamente che in tutte queste determinazioni si trovano soltanto direzioni o giaciture di piani invariabili e nulla di più.

A tal fine prendiamo come punto di partenza la legge newtoniana del moto, e distinguiamo i sistemi di riferimento in due categorie:

1) sistemi rispetto a cui vale la legge suddetta;
2) sistemi rispetto a cui l’equazione del moto è diversa e più complicata.

Uno qualunque dei sistemi della prima categoria (α) può essere designato convenzionalmente come fisso, e si può parlare di movimento (se si preferisce anche di movimento assoluto) rispetto ad α. Ma si tratta di vedere che cosa ci sia d’arbitrario in tale convenzione, cioè in qual modo i sistemi della prima categoria anzidetta possano muoversi l’uno relativamente all’altro.

A tal fine, tenuta ferma la nostra convenzione, supponiamo di trovarci entro una gabbia chiusa P, la quale si muova in un modo qualunque negli spazii celesti; si domanda se e come esperienze opportune sul moto dei corpi entro P, possano darci delle indicazioni intorno al moto della gabbia stessa rispetto ad α. Imaginiamo di portare con noi istrumenti, coi quali possiamo esplorare il campo interno a P, determinare direttamente ed indirettamente le forze agenti sopra un punto materiale che si muova in esso ecc.

Si prendono generalmente le forze determinate colle esplorazioni anzidette entro P come forze assolute, cioè indipendenti dal moto di P, ed allora un’analisi matematica della questione conduce al resultato che:

Il movimento del sistema P rispetto ad α può essere determinato, con esperienze interne a P, a meno di una traslazione uniforme.

Cioè: I sistemi di riferimento della prima categoria, rispetto a cui vengono soddisfatte le leggi dinamiche, sono in quiete relativa, o si muovono l’uno rispetto all’altro di una traslazione uniforme.

Questa conclusione è erronea perchè tutte le possibili esperienze che mettono in luce delle forze entro P hanno un significato relativo in parte al moto di P.

È opportuno di spiegare più largamente il valore della nostra critica.

Un qualunque modo di constatazione sensibile di una forza ci fa conoscere o la forza relativa al sistema cui appartiene l’istrumento preso come fisso, o le differenze fra le forze che agiscono nei diversi punti del campo accessibile. Una forza che agisca ugualmente, con una stessa intensità e direzione, su tutti i punti di un campo è inapprezzabile, e relativamente a questo, ove si faccia astrazione dai corpi circostanti, si può riguardare come inesistente.

È vero che noi constatiamo, trovandoci su di essa, l’urto di una loco-