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I soldati di Negro, vinti a Cizico, corsero fuggendo lontanissimi, prendendo via, chi al di là delle montagne di Armenia, chi per l’Asia e per la Galazia, affrettandosi di valicare il monte Tauro, e porsi in salvo entro le fortezze. Intanto l’esercito di Severo, traversando il contado di Cizico, marciava sopra la confinante Bitinia.

Ma poiché la fama ebbe divulgata la vittoria di Severo, corse a un tratto la discordia e la sedizione per quelle città, non tanto per odio o amore che avessero agl’imperadori, quanto per essere esse di loro natura contenziose, emulatrici, e sempre gareggianti, e da funesta invidia infestate. Vizio antico de’ greci, che mentre prendono a quistionare, e a deprimere qualunque punto s’inalza, han già messo a soqquadro la patria. Così, disertandosi e rodendosi l’un l’altro, ebbero duopo di racconciarsi prima al freno di Macedonia, e poscia inforcati dal giogo romano. E oggi stesso il fiero impeto di questa invidia rabbiosa crolla e mette in fondo fioritissime città.

In Bitinia dunque, dopo la battaglia di Cizico, la città di Nicomedia si volse a Severo, ed inviogli ambasciadori ad offrirsegli per alloggio dell’esercito, e per tutto ciò che potesse occorrergli. All’incontro quei di Nicea, stimola-