Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/152

Da Wikisource.
148 erodiano


guita salute, non ne sorte egli con vanto di valoroso e gagliardo? Torturando voi i suoi servi, ben potete venire in chiaro con quali insidie e con quanti veleni abbia egli infellonito contro di me. Nè ad altro fine gli ho qui tutti trascinati, se non perchè dall’accorger vostro la verità non si scinda: chè molti di loro han già tra’ tormenti confessato quanto vi verrà posto a sott’occhio. Ma per venire al fatto, voi dovete sapere, che stando io con mia madre, te lo veggo sopraggiugnere scortato da’ sicarj colla spada al fianco. Io allora, prevedendo ciò che tramava, di lui, come di crudele inimico, presi vendetta. Imperocché nè amore nè mente di fratello nudria egli per me. Ma il vendicarsi di chi prima con insidie ti circuisce, è cosa non solo giusta, ma passata già in uso ed approvata. E Romolo istesso fabbricatore di questa città, non sopportò il fratello dispregiunte le opere sue. Tacerò di Germanico fratello di Nerone, e di Tito di Domiziano. Marco stesso, ostentatore di filosofia e di mansuetudine, non sofferse la soperchierla di Lucio suo genero, ma con frode lo spense. Ed io, alla vista di tanti veleni, e sentendomi il coltello alla gola, ho spento quell’inimico che fieramente avverso mi si mostrava. Ringraziate dunque gl’Iddii, che un de’ principi hanno a