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degl’iddii, le decorazioni degli eroi, in una parola tutte quelle opere pubbliche e cittadinesche che fossero di materia propria a batter moneta. Le quali sue operazioni trafiggeano gli animi de’ popoli, che non poteano a viso asciutto vedere in piena pace quelle ostili devastazioni, e ve n’ebbe di alcuni che, facendo petto alla difesa de’ templi, elessero prima morire e cadere innanzi a’ sagri altari, che stare spettatori del saccheggio della patria. Di maniera che per ogni parte dello stato romano i popoli tutti fremeano, e gli stessi soldati n’erano indignati, vedendosi soggetti a’ giornalieri rimproveri de’ parenti e degli amici, che opponeano loro le ribalderìe di Massimino. E queste cagioni, che non erano di picciol momento, traevano le provincie a odiarlo e ribellarsegli. Ma solo colle preghiere e co’ voti si sfogavano , chiamando gl’iddii alla vendetta della oltraggiata loro maestà, e nessun di loro ardiva di levarsi a difenderla. Scorso quindi il terzo anno dell’imperio suo, una ragione da nulla (come suole accadere nelle cadute de’ tiranni) mosse gli africani a ribellarsi e a prendere le armi: e fu la seguente. Era amministratore della provincia cartaginese un uomo crudelissimo, che con ingiuste e fiere sentenze esigeva il pagamento delle somme dovute, per farsi bello con Massimino, il quale tenea cari