Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/237

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istoria libro vii. 233


la nobiltà del suo lignaggio e de’ molti governi disimpegnati, che si pareano averlo tratto di grado in grado al principato.

Si trovava Gordiano nel giorno che accadde questa rivoluzione nel suo appartamento ozioso e solo, avendo aggiornati gli affari ad altro tempo. I giovani, colle spade in pugno, da gran turba accompagnati, entrano impetuosamente in palazzo, e forzate le guardie, se ne van diritti alla sua camera, e lo trovano sdrajalo sopra un sofà. Messolo in mezzo lo rivestono colla porpora imperiale, e tutti ad una voce imperadore ed augusto lo salutano. Ma egli, atterrito dì cosa si subita ed inaspettata, e credendo esser quello un lacciuolo teso per irretirlo, si getta a terra e gli scongiura a non- compromettere un povero vecchio che non gli avea mai offesi, e che non mancassero alla fedeltà ed all’amore che debbono all’imperadore. Insistendo però i giovani, e tenendo le spade sguainate minacciosamente, Gordiano per paura di loro, e per non si saper nulla dell’accaduto, rimanea fuori di se. Lo che vedendo un di loro, il quale per nobiltà ed eloquenza era il pili ragguardevole, impose che si facesse silenzio: e, tenendo tutto via impugnata la spada, così si espresse: Di due pericoli, de quali l’uno è presente e manifesto, l’altro incerto e futuro, noi po-