Pagina:Erodiano - Istoria dell'Imperio dopo Marco, De Romanis, 1821.djvu/249

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istoria libro vii. 245


ordine, per essere sempre vivuti in pienissima pace, e nelle mollezze delle feste e de’ giuochi. E non avendo mai badato a provvedersi di armi e di altre cose necessarie alla guerra, erano stati obbligati a prendere nelle proprie case quelle armi qualunque che caddero loro alle mani, e perciò chi impugnava un coltello, chi una scure, chi uno spiede, e chi perfino de’bastoni aguzzati al fuoco a forma di lancia. Dall’altra parte combatteano i numidi che sono i migliori lancionieri del mondo, e di tal bravura nel cavalcare, che al più gran galoppo, senza adoperare spezie alcuna di freni, ti reggono coll’uso solo della frusta que’ loro ferocissimi cavalli. Onde presto fu rotta la plebe cartaginese, e di maniera, die, sbaragliata dall’urto di quella cavalleria, gittò a terra le armi, e si volse precipitosamente a fuggire, urtandosi e calpestandosi con tanta furia, che furono più i morti infranti dalla calca che gli uccisi da’-nemici. Ci mori eziandìo il figliuolo di Gordiano, e tutti coloro i quali lo aveano seguito; e tanto grande fu il numero de’ morti, che non si poteano discernere i corpi per seppellirgli, e non fu mai potuto rinvenire il cadavere del giovinetto Gordiano. E di tanti fuggitivi pochi furono quelli che si salvarono entro la città, e poterono campare appiattati ne’nascondigli : gli altri, ammucchiatisi in