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84 ESPERIEN. INT. AGL’INSETTI

a più sano intelletto, pare che lo mettesse in dubbio e temesse che potesse essere un trovato favoloso: ma questo trovato, prima di Plinio e d’Eliano, fu da Ovidio messo in bocca di Pittagora nel decimoquinto libro delle Trasformazioni;

Sunt qui, cum clauso putrefacta est spina sepulcro,
Mutari credant humanas angue medullas.

Fortunio Liceto lo tiene per vero, e dopo di lui lo confessò per verissimo il savio Marc’Aurelio Severino nel capitolo decimo nella vipera Pisia, dove espressamente fa una galante ed ingegnosa digressione a tale effetto e mostra essere naturalissima questa così fatta generazione, con argumenti però fondati per lo più su presupposti non veri. Ond’io volentierissimo porto credenza che non solo da’ cadaveri umani non nascano mai serpenti nè anguille, come vuole Fortunio Liceto, ma che nè anche s’ingenerino in essi spontaneamente vermi di spezie alcuna.

Di soverchio ardita parrà quest’ultima proposizione, avvegnachè ne’ Sacri Libri, per rintuzzar l’orgoglio dell’umana superbia, ci venga spesso rammemorato che la nostra carne esser dee alla fine pastura de’ vermi; onde nell’Ecclesiastico al capitolo diciannovesimo: Qui se iungit fornicariis erit nequam: putredo et vermes haeredita-