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del vino, dice S. Girolamo, e spento avrete la micidial fiamma della incontinenza. Non gli accordate nemmeno i piaceri, i passatempi, i conviti medesimi, che forse sarebbero da tollerarsi in altri tempi, ma no certo in Quaresima.... Ma che parlo io mai di così fatte privazioni, di digiuno perfetto, e di quaresimale astinenza ai molli figli del secolo? Nei poveri abituri, nelle faticose officine, fra le marre e gli aratri si trova quell’osservanza alla legge, che invano si cerca fra i grandi, ed i ricchi. I rigori della penitenza si osservano con più di austerità ed esattezza se li predichiamo agli infelici bisognosi del pane medesimo. Le giustizie dell’Altissimo si temono assai più se le pubblichiamo in poveri templi coperti di paglia; le verità terribili della Religion nostra si accolgono e meditan meglio se le annunziamo ai semplici abitatori delle povere ville. In una parola il digiuno si osserva di più da chi ne ha meno bisogno. Digiuna il Levita all’ombra dell’Altare, il Solitario nel deserto, il Regolare e la Vergine rinchiusi nel chiostro, il Sacerdote diviso fra lo zelo e la prece, la moglie virtuosa, o chiusa nel recinto di sua casa, o modello di pietà nel gran mondo; insomma i buoni, e timorati veri cristiani digiunano; ed oh potessi scoprirvi agli occhi qualche Palagio Reale, e alzando per poco quel velo di santa modestia che copre le virtù più eroiche, mostrarvi come nelle reggie si rispetti ed osservi austeramente il precetto ecclesiastico! E invece i dissipati amatori del secolo, schiavi della carne e de’ sensi, logori dal vizio, maceri dall’incontinenza crederanno non averne bisogno, mentre Gesù Cristo insegnò agli Apostoli, che la ribellione della carne non sì vince se non colla orazione, e il digiuno? Ah sì pur troppo! i trasgressori dei precetti Divini ed Ecclesiastici sono per lo più quegl’ingrati, che furono da Dio favoriti di sanità, di avvenenza, di ricchezza, d’ingegno, e di onori. Sappiate però, che Dio, alla gloria del quale voi che vi reputate grandi ed illuminati non siete punto più necessari che l’in-