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DI LUCANO LIB. I 23

A sì longo soffrir? Qual fren s'impone
410Al scellerato regno? Almen t'insegni
Silla a scender da Soglio. O forse dopo
I fugati corsari, ed i trionfi
D'un stanco Re, che del velen fur opra,
L'ultima ioson di sue vittorie al fine,
415Perchè a' suoi cenni l'aquile vittrivi
Depor non volli? Se dai gravi affanni
Il premio mi si nega, a questi almeno
Di longa guerra la mercè si renda,
E queste schiere sotto un altro Duce
420Trionfin vincitrici. Ove riposo
Avrà l'età dopo le guerre esangue?
Qual seggio s'apre ai prodi? E quali campi
S'offrono ai Veterani, e quali mura
Della stanca vecchiezza estremo asilo?
425O meglio diverran coloni, o Grande,
I tuoi corsari? Ite, spiegate, o prodi,
L'insegne vincitrici: oprar è d'uopo
Le forze, che acquistammo: al braccio armato
Tutto cede colui , che il giusto nega;
430Nè ci mancan gli Dei, poichè coll'armi
Non si cercan da me nè prede, o regno,
Ma ben scotiam del servil giogo il pondo1.
     Disse, e il dubbioso volgo incerto freme
Con basso mormorio; i patrj Lari,
435E la natia pietà tempra e raddolce
I fieri ingegni e l'orgogliose menti;
Ma la tema del Duce, ed il feroce
Genio guerrier gl'inanimisce e sprona.

  1. Quì finisce l'eloquente arringa, colla quale, secondo il costume dei Novatori, riprende gli abusi del presente Governo per introdurne dei peggiori.