Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/124

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trattandosi di erigere una casa di forza per ricovero e custodia dei condannati delle provincie al di qua del Po, almeno fino al numero di seicento, intendeva di acquistare il Castello di Trezzo. Il Guinzoni dichiarossi pronto a cederlo per lire milanesi 28,000, oppure per tanti beni nazionali dello stesso valore appartenenti al suppresso Monastero Maggiore in Barenzate. Ma dopo varie pratiche e discussioni quell’acquisto fu riconosciuto come inopportuno. Il Guinzoni morendo, lasciava finalmente il castello in eredità alla signora Giovanna Borghi1. Ella arrestò il lavoro degli scavi per l’estrazione del ceppo dinanzi agli edifici dell’antico castello, ed eresse un modesto casino di campagna, dove veggonsi oggidì quattro ritratti ad olio rappresentanti Luchino, Galeazzo I, Matteo nipote di Ottone, e Giovanni Galeazzo I duca con apposite iscrizioni latine, vestiti giusta il costume dell’epoca, ed un busto di Barnabò, donato dal nobile Vitaliano Crivelli. Vi si conservano pure preziosi oggetti d’antichità rinvenuti negli scavi, cioè a dire, monete dei Visconti, degli Sforza, dei re di Spagna ed altre; cucchiaj, forchette, coltelli, stili, speroni, ed alcune palle da cannone. Nell’interno della torre ad un terzo circa dell’altezza, fu costruita una scala di legno che conduce al terrazzo superiore dal quale si offre all’occhio uno stupendo panorama delle circostanti regioni. Nell’intento di

  1. V. Decreto d’aggiudicazione alla medesima del 17 di luglio, 1846.