Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/125

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rendere accessibile anche la parte inferiore della torre fu a’ nostri giorni praticata un’apertura con la seguente iscrizione: «1859, sforata in cento giornate dai fratelli Scotti Vitaliano ed Enrico scarpellini di Trezzo». La grossezza d’ogni lato della torre è di metri 5, l’altezza di 42, e la larghezza di 13 ½.

Quattro anni prima la parte del castello che si estende verso il borgo, fino all’antica porta così detta del soccorso, fu ricinta da un muro; con abitazione per il custode. I suoi vasti sotterranei1 che inspirano terrore insieme e mestizia, presentano oggidì l’aspetto di una città demolita. Nell’ultimo di essi scorgesi ancora un trabocchello che serviva a far scomparire le persone cui il castellano aveva designato di perdere. In varii punti del castello appajono anche al presente parecchi fori lunghi e stretti che servivano di portavoce. Li avanzi di questo maraviglioso monumento, sebbene le mura venissero disarmate dalle tante chiavi di ferro che tenevanlo in saldo, e non offrano più che massi sconnessi e diroccati, ci danno ancora una idea della sua passata grandezza. Tra essi, non pochi marmi, capitelli e colonnette furono venduti nel 1820, e ora alcuni figurano alcuni incastonati nella torre della Villa Reale di Monza2.

  1. Qui trovano ricetto innumerevoli pipistrelli, detti dagli abitanti del borgo sgrignapol, che depongono in gran copia un guano molto adatto agli usi agricoli. Tra gli uccelli che nidificano nel castello, noteremo la Sylvia solitaria (passera solitaria) detta altrimenti Petrocossyphus cyaneus. Verso la sommità della torre, massime sul cader del giorno, si adunano svolazzando parecchi falchi.
  2. Chi fosse vago di conoscere la pianta del Castello di Trezzo