Pagina:Ferrario, Trezzo e il suo castello schizzo storico, 1867.djvu/19

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spiccasi dalla mensa, fa dar ne’ tamburi e prender Tarmi; egli stesso, alla testa di tutta la cavalleria boema, entra nei fiume rapido e profondo, e valorosamente lo varca, perdendo non pochi cavallieri. De’ Tedeschi partecipò a questo passaggio, avvenuta a Cornegliano, il solo duca di Dalmazia. Ladislao precipita subito colla cavalleria sui Milanesi accerchiandoli da ogni lato. Un gran numero cade occiso; altri molti rimangono prigionieri; il clamore dei Boemi vittoriosi si mesce ai gemiti degli sconfitti Italiani. Fugato quindi il resto di essi, i Boemi più trasportati dall’allegrezza per il bel fatto d’armi, che mossi dal pensiero di far preda, appiccano il fuoco a castella e villaggi dovunque possono. Intanto il re di Boemia recasi al ponte dell’imperatore per ristorarlo. Ed egli e l’imperatore vi portano legname, ma il sopragiungere delle tenebre interrompe il lavoro; e il re, appostata una forte guardia contro i Milanesi, passa la notte co’ suoi a cielo scoperto. Spuntò finalmente il di 24 che doveva recargli una vittoria inattesa; perocchè, mentre il matino i Boemi ajutano l’imperatore nella ricostruzione del ponte, giunge la notizia che l’esercito de’ Milanesi, spedito a difendere il passo dell’Adda, è già in marcia contro li imperiali. Datosi di piglio alle armi, una scelta schiera di cavallieri precorre a riconoscere il numero de’ nemici. Abbattutasi questa in un grosso corpo di Milanesi, incontra una vigorosa resistenza; tuttavia l’impeto boemo rimane superiore. Era questa una seconda