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ULISSE

(con una voce infinitamente affettuosa)


                                  Vieni qui, o mio figlio.

(i due uomini traversano lentamente la scena e vanno fino alla capanna. Ulisse fa sedere Telemaco sul tronco d’albero. Egli si erge vicino al figlio e lo guarda con occhio pensoso e profondo. E a poco a poco la sua persona curva e tremante si raddrizza, e l’occhio spento riluccica, e riappare su quella faccia scabra il sublime riso di sfida. Mentre si svolge la silenziosa trasfigurazione, viene dal Tempio, velatamente, la supplica delle ancelle)


CORO DELLE ANCELLE
Dea pensosa che non volesti sedere al nuziale]
                                                                [convivio
e non volesti udire i flauti d’Imene, cui godono
pensare, con molle dolcezza, nel vespero,
tutte le ninfe vergini
- il cuore ti si svió dietro cose misteriose -
Ricevi le dieci giovenche con volto benigno,
accogli il nostro amore, e le nostre
lagrime di allegrezza
e il nostro riso, ed il nostro
batter di palme
e il fumo dei turiboli!