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interminati orizzonti non fossero suggeriti in un rettangolo chiuso da quattro confini d’oro, se il rilievo non s’imponesse per forza d’ombre sopra una superficie, se gli spazi non violassero l’impenetrabile durezza d’un piano? Noi godiamo in un’opera d’arte tutto quello che non si potrebbe fare e si fa lo stesso, e il piacere che ci dà un’opera d’arte è proporzionato alla povertà dei suoi mezzi, poiché non ci preme tanto che un artista raggiunga il tutto, di cui abbiamo un modello nella natura, quanto che lo raggiunga miracolosamente, e noi non chiediamo a un’opera d’arte di essere simile alla natura, ma di vincerla in una lotta disuguale.

Questo è il nucleo di verità eterna che si può cavare da tutti gli errori del Trattato di Leonardo.

Per quanto ci sia arrivato attraverso a ùn laborioso processo di idee, di sentimenti e di studi, che non ha certo affaticato la mente degli altri pittori, e che può essere discutibile, il principio è vero anche per loro ed è vero anche per noi. Nella seconda parte di questo studio, ci sforzeremo di svilupparlo. Notiamo, per ora, che questa scoperta ci dimostra come Leonardo fosse veramente grande, nel senso classico; perchè se da una parte