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«Il sentimento che si prova alla vista di una campagna, o di qualunque altra cosa v’ispiri idee e pensieri vaghi e indefiniti, scrive Leopardi, quantunque dilettosissimo, è pur come un diletto che non si può afferrare, e può paragonarsi a quello di chi corra dietro a una farfalla bella e dipinta senza poterla cogliere; e perciò lascia sempre nell’anima un gran desiderio; pur questo è il sommo dei nostri dilettile tutto quello ch’è determinato e certo è molto più lungi dall’appagarci di questo, che per la sua incertezza non ci può mai appagare 7».

La natura soltanto ci intride di un desiderio, che è allo stesso tempo una sofferenza e una gioia, di un sentimento che è insieme ingrato e gradevole. Non rimane in noi nessun sentimento di pena quando abbiamo guardato un quadro o letta una poesia. Ci restano invece spesso delle immagini così ben disegnate e tante luminose moltitudini di ricordi piacevoli, che non desideriamo nè di rivedere il quadro, nè di rileggere la poesia, per paura di sentirci impoverire la seconda, di una immensa e invisibile ricchezza accumulata la prima volta.

Se gli anni infatti non sono riusciti a trasformare il nostro gusto e i nostri giudizi,