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stero. Immaginatevi un quadro o un romanzo che lasciassero a nudo e così visibile l’ossatura della loro composizione. Ci sembrerebbero incatenati e senza afflato. Un artista non può raggiungere l’infinito della natura che sorpassandosi, e se il suo segreto non è ben celato, l’opera d’arte che vien creando apparirà senza luce. Ma un’opera d’architettura ci dà un piacere più grande quando si spiega. Una volta che s’è capita, cominciamo a possederla davvero. Quegli archi ci denunziano una parete, che si tratta di sostenere: siamo così condotti sulla strada dei paragoni. E ci vien fatto di spiegare le torri ravvicinandole in noi, e di giustificare i portali, schiumanti in gradini candidi sulla piazza, considerando il fianco diritto e altissimo della chiesa; e siamo tentati persino di godere della cattedrale e della sua grandezza paragonandola alle casette di cui s’attornia.

Questo non è vero della musica e della danza. Ma si può osservare che quando ascoltiamo un ballo viviamo dei curiosi attimi di aspettazione. Ogni nota, ogni atteggiamento non è giustificata che da quelli che la continuano. Anche un bel verso è ricco di promesse che bruciamo di veder mantenute; ma