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censione di un quadro potrà essere un sonetto o un’elegia) senza che questo plauso o quel dissenso obbligassero Benvenuto a ritenersi incomprensibile a tutti. Quest’unità gerarchica fu spezzata dal vento pazzesco del Romanticismo, quando gli artisti si misero in capo di avere ciascuno un’estetica ad uso personale, un metro diverso da quello altrui e un modello in se stessi. Come sarebbe riuscito, il borghese, a misurare delle opere senza un metro e a giudicarle senza un principio comune? O se voleva rischiarsi alla prova, con la misura sua, l’artista gliene opponeva subito una diversa; cosicché si erano in breve convinti l’uno e l’altro di non potersi intendere.

Da questo stato di cose nacque — moda non ancor morta dei tempi romantici — l’istituzione dell’isolato, dell’incompreso, lo spregio del borghese, da parte di ogni artista che avesse qualche ambizione di originalità. Questa è stata la morte dell’arte, di ogni arte.

17 Aprile

Sfogliando i saggi di Baudelaire sull’arte ho ritrovato, a capo del Salon 1846, un amichevole e solenne appello ai borghesi, che comincia cosí: «Voi siete la maggioranza — numero e intelligenza; dunque siete la forza, che è la giustizia. Continua — «Voi potete vivere tre giorni senza pane; senza poesia, mai; e quelli tra voi che affermano il contrario, s’ingannano; non si co-