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6 un nuovo poeta romanesco.

sto popolo, basta lasciarlo parlare, e si rappresenta da sè. A Roma (come, del resto, in tanti altri luoghi), anche la predica religiosa assume spesso codesta forma. Io da bambino ho visto delle vere commedie o farse, rappresentate sopra una specie di palcoscenico costruito in mezzo alla chiesa di San Rocco a Ripetta. Un gesuita, grasso e rubicondo come un caratterista, recitava la parte del miscredente, e ne diceva di tutti i colori; mentre un altro gesuita, che pareva un San Luigi Gonzaga, si sbracciava per convertirlo. A certi punti le risate del pubblico andavano alle stelle proprio come in teatro; e la farsetta finiva, già s’intende, col ravvedimento dell’incredulo

Ma con quanta varietà il Belli ha saputo servirsi della forma dialogica! la quale, mantenuta in così straordinario numero di componimenti, sarebbe diventata monotona. In un sonetto avete un dialogo tra due o più persone che parlano tutte il


    Papato temporale e spirituale, io non lo dissi. Dissi anzi, che mentre scriveva quelle satire, andava a confessarsi: e di questa contradizione del suo spirito e del successivo suo mutamento, addussi parecchie ragioni, che furono giudicate verissime da quelli che lo avevano conosciuto intimamente. Forse io non feci rilevare con troppa chiarezza che anche i sonetti politici son parte integrale del gran disegno di ritrarre il carattere e la vita della plebe romana in tutte le loro manifestazioni; quantunque il poeta, come ho detto, in alcuni di questi sonetti sconfini un poco, non già dal sentimento politico del popolo, ma dal suo modo di concepire su tale argomento.