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30 un nuovo poeta romanesco.

per difficile, e simili; ma l’equivoco cade sempre sull’affisso in negativo), pe’ cristallino (53) in vece di pe’ cristallina, bizzocchi (57) per bizzochi, arifacémo (79) in luogo di arifàmo, intradettanto (83) per trattanto o intanto, e parecchie altre.

Spesso poi si lascia sfuggire de’ versi così duri e stentati, che a tirarli su ci vorrebbero due paia di buoi:

... Perchè se Cristo, che poi era er Padrone .... (3)
... Fece io allora a un che stava tra la gente ... (76)

(In quest’ultimo verso c’è anche da notare che il Romano non direbbe mai: a un che stava, ma sempre: a uno che stava.)

Più spesso ancora, anzi nella maggior parte di questi sonetti, s’incontrano costrutti stiracchiati e artifiziosi, affatto contrari alle leggi sintattiche del romanesco, come sono i seguenti che cavo da’ primi quattro:

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e ’no scaccione
De dàje apertamente ha un po’ paura ...
... Mai la lezione m’imparavo a mente ...
... Incomincio der ladro la carriera ...
... Indóve t’arivòrti dì te senti ...
... Ma p’imità de Cristo la passione ...
Traversàmio de Febo er vicoletto ...1
Sapènno allora, io antico der mestiere,
Che de sarvà l’onore a la montura .
D’un sordato fedele era er dovere ...


  1. A pag. 80, lo stesso autore scrive: Passàmo ar vicoletto der Cancello, e questo è il costrutto vero.