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46 avvertenze.

Davanti a’ verbi che, cominciando con la sillaba ri, significano ripetizione d’azione, i Romaneschi aggiungono quasi sempre un’a: aritorna (ritorna), aripeto (ripeto), arispose (rispose).

In vece di non, dicono sempre nun, che spesso troncano in nu’, specialmente davanti all’l.

Al posto dell’articolo il mettono er, e qualche volta el; ma quando vogliono parlare in punta di forchetta o canzonar qualcheduno, dicono anche ir. In vece di i e gli, dicono sempre li; in vece di del, al, dal, col, sul, quasi sempre der, ar, dar, cór, sur. - In generale, oggi non mettono mai l’articolo o la preposizione articolata terminanti in r, davanti a parola che cominci per l; e perciò dicono sempre: el lavoro, del lavoro, al lavoro, dal lavoro, col lavoro, sul lavoro, nel lavoro e simili, e non mai er lavoro, der lavoro, ec. Ma al tempo del Belli, pare che non fosse così; giacchè egli, alle sole persone meno plebee fa usare in questi casi l’l in vece dell’r, e, naturalmente, glielo fa usare davanti a qualunque consonante (si vedano, per esempio, i sonetti La Poverella e Er Cappellaro).

In luogo di nel (salvo l’eccezione della precedente avvertenza), dicono sempre ner (con l’e chiusa), o in ner, o in der; e in plur. ne li, o in ne li, o in de li (nei).

In luogo di nello, sempre ne lo, o in ne lo, o in de lo; e in plur. ne li, o in ne li, o in de li (negli).

In luogo di nella, sempre ne la, o in ne la, o in de la; e in plur. ne le, o in ne le, o in de le (nelle).

In luogo di in un, in uno, in una, usano qualche volta in d’un, in d’uno, in d’una.

Il per lo troncano spesso in pe', e, davanti a vocale, anche in p’, come quando adoprano, ma non sempre, p’er in vece di pel.