Tende all'aura notturna, e pure aspetta
Il fragor de' tuoi remi, e 'l canto usato
De' remiganti, e 'l tremolio dell'arpa 400Che da lungi s'avanza. — E lungo tempo
Starà Bragela ad aspettarlo invano.
No, più non tornerò: come potrei
Comparir vinto alla mia sposa innanzi,
E mirarla dolente? Il sai, Fingallo, 405Io vincitor fui sempre. — E vincitore
Quinci innanzi sarai, qual pria tu fosti,
Disse Fingàl: di Cucullin la fama
Rinverdirà come ramosa pianta.
Molta gloria t'avanza, e molte pugne 410T'attendono, o guerriero, e molte morti
Usciran dal tuo braccio. Oscarre, i cervi
Reca, e le conche, e 'l mio convito appresta.
I travagliati spirti abbian riposo
Dopo lunghi perigli; e i fidi amici 415Si ravvivin di gioja al nostro aspetto.
Festeggiammo, cantammo. Alfin lo spirto
Di Cucullin rasserenossi: al braccio
Tornò la gagliardia, la gioja al volto.
Ivano Ullino e Carilo alternando 420I dolci canti: mescolai più volte
Alla lor la mia voce, e delle lancie
Cantai gli scontri, ove ho pugnato e vinto.
Misero! ed or non più: cessò la fama
Di mie passate imprese, e abbandonato 425Seggomi al sasso de' miei cari estinti.
Così scorse la notte, infin che 'l giorno
Sorse raggiante. Dall'erbosa piaggia
Alzossi il re, scosse la lancia, e primo
Lungo il Lena movea: noi lo seguimmo 430Come strisce di foco. — Al mare, al mare,
Spieghiam le vele, ed accogliamo i venti
Che sgorgano dal Lena: egli sì disse.
Noi salimmo le navi, e ci spingemmo
Tra canti di vittoria e liete grida 435Dell'oceàn per la sonante spuma.