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canto secondo. 37

Lo scudo di Cabàr che giace appeso
Là tra quell’aste; i miei guerrier dal sonno
Sveglinsi tutti, e alla vicina pugna
110S’accingan tosto. Ancor che a giunger tardi
L’eroe di Selman 1, e la robusta schiatta
De’ tempestosi collin 2, andiamne, amico,
Pugnisi, e sia con noi vittoria, o morte.
     Si diffonde il romor; sorgono i duci.
115Stan sulla piaggia armati al par d’antiche
Quercie crollanti i noderosi rami,
Se gelata onda le percote, e al vento
S’odon forte stormir l’aride fronde.
     Già la nebbiosa dirupata fronte
120Di Cromla appar, già ’l mattutino raggio
Tremola su la liquida marina,
Nè fosca più, nè ben lucente ancora,
Va roteando lentamente intorno
La grigia nebbia, e d’Inisfela i figli
125Nasconde agli occhi di Svaran. – Sorgete,
Disse il signor dei tenebrosi scudi,
Sorgete, o voi che di Loclin dall’onde
Meco veniste: già dall’armi nostre
Fuggir d’Erina i duci. Or che si tarda?
130S’inseguano, s’incalzino. Tu Morla
Tosto alla reggia di Corman t’avvia:
Comanda a lui, che di Svaràn la possa
Prostrato inchini, anzi che ’l popol tutto
Nella morte precipiti, ed Ullina
135Altro non resti che deserto e tomba.
     S’adunano color, simili a stormo
D’augei marini, quando il flutto irato
Li respinge dal lido, e fremon come
Nella valle di Cona accolti rivi,
140Qualor dopo notturna atra bufèra
Alla sbiadata mattutina luce
Volvon riflussi vorticosi, oscuri.
Sfilan, quai succedentisi sul monte
Nugoloni d’autunno, orride in vista,
145Le avverse schiere: maestoso e grande
Al par del cervo de’ morvenii boschi
Svaràn s’avanza, e fuor dell’ampio scudo
Esce il fulgor della notturna fiamma,
Che per la muta oscurità del mondo
150Fassi guida e sentiero all’erranti ombre:
Guatale il peregrin pallido, e teme.

  1. Nome del palagio reale di Fingal.
  2. I Caledonii.