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canto terzo. 53

135All'oscura magion d'Aganadeca n 1.
— Benedetto il suo spirto, e benedetta
Sii tu, bocca del canto, allor riprese
Di Semo il figlio. Di Fingàl fu forte
Il braccio giovenil, forte è l'antico.
140Cadrà Loclin sotto l'invitta spada,
Cadrà di nuovo: esci da' nembi, o luna:
Mostra la bella faccia, e per l'oscura
Onda notturna le sue vele aspergi
Della serena tua candida luce.
145E se forse lassù sopra quel basso
Nebuloso vapor sospeso alberghi,
O qual che tu ti sia spirto del cielo,
Cavalcator di turbini e tempeste,
Tu proteggi l'eroe, tu le sue navi
150Dagli scogli allontana, e tu lo guida
Securo e salvo ai desïosi amici.
     Sì parlo Cucullin, quando sul colle
Salì di Mata il valoroso figlio
Calmàr ferito: egli venìa dal campo
155Nel sangue suo; ne sostenea la lancia
I vacillanti passi: ha fiacco il braccio,
Ma indomabile il cor — Gradito a noi 3
Giungi, disse Conàl, gradito, o forte
Figlio di Mata. Ond'è ch'esce il sospiro
160Dal petto di colui, che in mezzo all'arme
Mai non temè? — Nè temerà giammai,
Sir dell'acuto acciar. Brillami l'alma
Entro i perigli, e mi festeggia il core.
Son della schiatta dell'acciaro, a cui
165Nome ignoto è 'l timor. Cormàr fu 'l primo
Della mia stirpe. Eran suo scherzo e gioco
Flutti e tempeste: il suo leggiero schifo
Saltellava sull'onde, e gìa guizzando
Su le penne dei venti. Un negro spirto
170Turbò la notte. Il mar gonfiasi, i scogli
Rugghiano, i venti vorticosi a cerchio
Strascinano le nubi, ale di lampi
Volan focose. Egli smarrissi, a terra
Ei ricovrò; ma s'arrossì ben tosto
175Del suo timore: in mezzo al mar di nuovo
Scagliasi il figlio a rintracciar del vento
Tre giovinetti del suo legno han cura,
E ne reggon il corso. Egli si stava
Col brando ignudo: ecco passar l'oscuro

  1. Ma che è divenuto di Starno? Intorno a questa storia vedi l'osservazione.