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OSSERVAZIONI AL CANTO QUINTO




(1) Or siamo sul monte di Cromla insieme con Cucullino. Le prodezze di Fingal accadono sotto i nostri occhi.

(2) Nell’ultima zuffa del canto antecedente il poeta disse che ciascheduno de’ guerrieri scozzesi aveva ottenuta la sua promessa di vincere il nemico ch’ei s’avea scelto. Si sarà dimandato, e di Svarano e Fingal non si sa nulla di più? Ossian con sommo giudizio ha riserbata la zuffa dei due massimi eroi al presente canto. Ell’era troppo importante. Conveniva separarla dall’altre, collocarla in un sito più luminoso, e preparar lo spirito di chi ascolta perch'ella facesse tutta l'impressione conveniente.

(3) Questo è forse l'unico luogo in tutto il poema che possa con qualche fondamento chiamarsi gonfio. Pure egli è molto probabile che quello, che ai tempi nostri ci sembra gonfio, ai tempi di Ossian non sembrasse che meraviglioso. L’idea di forza è interamente relativa: e si prenderebbe un grosso equivoco, se si volesse misurar dalla nostra la forza degli antichi Celti. Qual proporzione tra la tessitura di corpi, nati da germi viziati, ristretti dal primo lor nascimento tra mille nodi, cresciuti all’ombra e nell’inazione, custoditi con mille dannose riserve, e guasti interamente dalla mollezza; e tra la vasta corporatura d'uomini nati tra i boschi, che aveano per vestiti le carni, per letto la terra, per tetto il cielo, indurati al sole, al ghiaccio, a tutte le inclemenze dell’aria, ed affaticati continuamente in esercizii di guerre, ove tutto si decidea con la forza? Non è egli visibile che il nostro vigore appetto a quello non dev’esser che un’ombra? In fatti, tutti i monumenti che restano dell’antiche nazioni celtiche sono indizii d’una robustezza prodigiosa. Trasportiamoci dunque nei tempi d’Ossian, e riflettiamo di più, che il poeta in Fingal e Svarano vuol darci un’idea del più alto grado a cui possa giunger la forza; che Svarano era un gigante; che Fingal non poteva esser molto minore, se doveva vincerlo; e si vedrà allora che queste iperboliche immagini sono meno lontane di quel che si credea a prima vista, dal verisimile, o almeno da quel possibile che solo basta al poeta. In oltre, Ossian ci avea già preparati a questi prodigi; ed egli ci racconta il fatto con tal semplicità di termini, e con una certa aria di