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98 fingal

110È il braccio mio: contro di te non posso
L'asta innalzar, ma ben col dardo appresi
A passar petto di lontan nemico.
Spoglia, o guerrier, quel tuo pesante arnese;
Tu sei tutto d'acciaro: io primo a terra
115Getto l'usbergo, il vedi; or via, Tremmorre,
Scaglia il tuo dardo. Ondoleggiante ei mira
Un ricolmetto seno. Era costei
La sorella del re. Vid'ella il duce
Nelle fraterne sale, ed invaghissi
120Del viso giovenil. Cadde la lancia
Dalla man di Tremmorre: abbassa a terra
Focoso il volto: l'improvvisa vista
Sino al cor lo colpì, siccome un vivo
Raggio di luce che diritto incontra
125I figli della grotta, allor che al sole
Escon dal bujo, e al luminoso strale
Chinano i sguardi abbarbagliati e punti.
O re di Morven, cominciò la bella
Dalle braccia di neve, ah lascia ch'io
130Nella tua nave mi riposi, e trovi
Contro l'amor di Corlo asilo e schermo.
Terribile è costui per Inibaca
Quanto il tuon del deserto: amami il fero,
Ma dentro il bujo d'un atroce orgoglio;
135E diecimila lance all'aria scuote
Per ottenermi. E ben, riposa in pace,
Disse l'alto Tremmòr, dietro lo scudo
De' padri miei; poi diecimila lance
Scuota Corlo a suo senno, io non pavento;
140Venga, l'attendo. Ad aspettar si stette
Tre dì sul lido: alto squillava il corno
Da tutti i monti suoi, da tutti i scogli
Corlo sfidò, ma non apparve il fero.
Scese il re di Loclin: rinnovellârsi
145I conviti, e le feste in riva al mare,
E la donzella al gran Tremmòr fu sposa.
     — Svaran, disse Fingal, nelle mie vene3
Scorre il tuo sangue: le famiglie nostre
Sitibonde d'onor, vaghe di pugna
150Più volte s'affrontàr, ma più volte anco
Festeggiarono insieme, e l'una all'altra
Fer di conca ospital cortese dono.
Ti rasserena adunque, e nel tuo volto
Splenda letizia, e alla piacevol arpa
155Apri l'orecchio e 'l cor. Terribil fosti
Qual tempesta, o guerrier, de' flutti tuoi;
Tu sgorgasti valor; l'alta tua voce
Quella valea di mille duci e mille.