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reola dei Santi negli affreschi del suo cielo istoriato, l'amplissima volta romana, così bassa e distesa in un abbraccio immenso, dà alla chiesa perpetuamente avvolta nella penombra r aspetto d’una catacomba. L’impressione risponde alla visione: lo spirito che lassù, nella chiesa superiore, si sollevava in un cantico che poteva essere una preghiera, si espandeva in un intima gioia che era ammirazione adoratrice, si raccoglie qui con un movimento immediato, si ripiega, medita, pensa, contendendo le ali al sogno, chiudendo il cuore all'effusione gioconda. Siamo nella chiesa del Santo ma siamo vicini a una tomba.

A poco a poco, anche da quella suggestione di gravità austera sboccia la serenità, così gli occhi abituati alla penombra ne penetrano lentamente il mistero, e allora la navata e la volta della chiesa-catacomba-cripta, appaiono interamente coperte da meravigliosi affreschi, come un messale miniato dell'età che esse rammentano. Non una parete, non uno specchio della volta che non siano animati da una pittura.

Ogni angolo della superfìcie liscia di queste muraglie ha il suo Santo, la sua leggenda, il suo episodio, la sua parabola — scene ricavate dalla vita dei Santi e racconti tolti dal Van-