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Al muso, come porco, tien le schiume,
e grida e latra e dice: — Ha bestiemato:
usurpasi l’onor del santo Nume,
e s ha del proprio error testimon dato !
Che vi par dunque? Or quanto si presume
questo vii fabro, in picciol terra nato! —
Cosi parlando, gli sputò nel viso,
e n quella ognun gridò che fosse ucciso.
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O gran Motor del ciel, perché non schianti
la vigna ingrata e ’n centro non l’assorbi?
Trann ecco il dolce figlio a Ponzio avanti
quegli tuoi israeliti pazzi ed orbi :
esso, come colomba, tace a tanti
scherni d’ungiuti astorri e negri corbi:
chi sputalo nel viso, chi ’l percuote,
chi pela il mento e graffiagli le gote.
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Allor Pilato, avegna fosse adorno
d’ogni sceleratezza da che nacque,
quando cosi bell’uomo in si vii scorno
videsi addure, in gli occhi assai gli spiacque:
mosche non van si spesse al mele intorno
come quei lupi al biondo Agnel, che tacque
sempre a chi l’urta, improvera, calpesta
tutta la notte insino a l’ora sesta.
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Dunque sgridolli quel roman superbo,
donde fúr tosto mille mani ascose;
poi, vólto a’ farisei, con volto acerbo
Queste son — disse lor — di quelle cose,
che voi sapete far senz’osso e nerbo:
cose sinistre, insulse e dispettose!
Qual causa v insta si, che vostra rabbia
in un tant’uomo a disfogarsi s’abbia? —