Pagina:Folengo, Teofilo – Opere italiane, Vol. II, 1912 – BEIC 1821752.djvu/56

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Onde Isabetta con tremor non poco,
rapita da lo spirto ed infiammata,
con suono di parole non giá roco
qual esser suol di femina attempata,
levò la voce de l’empireo fuoco;
e poi ch’ebbe Maria risalutata,
incomenciò: — Dal cielo benedetta
sopra tutte le donne, donna eletta!
53
Oh benedetto il frutto del tuo ventre !
qual mia virtú, qual grazia, qual mio merto,
ch’a me tu madre del mio Signor entre,
a me eh ’esserti serva pur non merto?
Ecco, o d’ogni grazia piena, mentre
tu salutasti noi, quel ch’io coverto
ne le viscere tengo, il fantolino,
al tuo si rallegrò, devoto e chino.
54
Ed oh beata te, che per la viva
fermissima tua fede che prestasti
a l’angelico messo, la nativa
virginitade, i tuoi pensieri casti
verranno a porto ed a bramata riva,
e non ti fien contaminati e guasti !
Tu vergine, tu madre, tu figliola
di Dio sarai perfettamente, e sola! —
55
A tanto dir basso Madonna il parco
lume degli occhi e l’alma voce insieme,
dicendo: — Poi ch’oltrapassato è ’l varco
ed adombrato il fior senza uman seme,
poi c’ ho qui meco un si gravoso incarco
(gravoso al mondo per sue forze estreme,
a me suave e leggiadretta salma),
lo spirto mio s’allegra e gode l’alma.